Onorevoli Colleghi! - La storia dei rapimenti di bambini a scopo di trapianto di organi, oltre ad essere particolarmente raccapricciante, è continua e diffusa su scala internazionale.
Ci troviamo di fronte a un vero e proprio business che si rivela particolarmente redditizio soprattutto per i mediatori. Ma oltre a componenti economiche ci sono a volte anche motivi religiosi e culturali che si intrecciano con forti resistenze psicologiche. Se per i musulmani, come per i cattolici, l'integrità del corpo dopo la morte è importante, gli ebrei ortodossi, per fare un solo esempio, non riconoscono la morte cerebrale, criterio fondamentale per l'espianto di organi, e a poco, purtroppo, sono valse le prese di posizione di stampo diverso di alcuni leader religiosi.
A tale proposito tutte le più importanti associazioni mediche del mondo, e non solo, condannano la compravendita di organi e l'espianto degli stessi. Il problema è che occorre prendere severe misure disciplinari contro i medici coinvolti e contro tutti coloro che in qualche modo prendono parte a questo terribile traffico.
Siamo di fronte a una vera e propria violazione dei diritti umani!
Un cuore, in una città come Kabul, ad esempio, frutta dai 25 ai 30 mila euro, un rene o una cornea sono valutati circa la metà di tali cifre. Centinaia di bambini afgani, di età fra i quattro e i dieci anni, sono stati usati come «pezzi di ricambio» e poi gettati morti per strada o nei fossati. Un maxitraffico di organi umani è stato scoperto in Pakistan e ha prosperato per anni nelle zone sotto il controllo dei